Rendimento scolastico compromesso, isolamento, depressione. Sono solo alcuni dei segnali che possono indicare ai genitori, familiari ed insegnanti che si è in presenza di “bullismo”.

Sempre più spesso infatti la cronaca italiana ci dimostra come il pericolo più grande per bambini ed adolescenti, sia appunto questa grave forma di discriminazione sull’individuo, un individuo estremamente fragile, perché appunto minore. Ma cos’è realmente il bullismo e da cosa è caratterizzato?

Il bullismo non è altro che una forma di sopruso messa in opera da un altro adolescente/bambino o da un gruppo, nei confronti di una vittima coetanea, percepita come debole e “diversa”.

In psicologia, i fattori che determinano questo comportamento aggressivo sono:

  • L’intenzionalità: ovvero la volontarietà dell’atto;
  • La sistematicità: il comportamento viene ripetuto nel tempo;
  • L’asimmetria di potere tra il bullo e la vittima.

Nella maggior parte dei casi il bullismo è di tipo diretto: si tratta di comportamenti che hanno come scopo quello di nuocere qualcun altro non solo fisicamente ma  anche verbalmente e psicologicamente.

Esiste anche un bullismo di tipo indiretto, ovvero i comportamenti inadeguati non sono rivolti direttamente alla vittima ma si mette in atto un meccanismo per cui si porta all’isolamento di quest’ultima dal resto del gruppo.

È estremamente facile diventare il centro delle attenzioni di un bullo: un aspetto estetico particolare, la timidezza, un abbigliamento non convenzionale, il colore della pelle diverso da quello degli altri, persino la disabilità.

Questo fenomeno negli ultimi anni e in special modo con l’avvento dei social network, si è aggravato. Si parla infatti sempre più spesso di “Cyberbullismo”, ovvero il bullismo che viene compiuto attraverso tutti gli strumenti telematici come sms, email, fecebook ed altri portali online. In un certo senso il cyberbullismo risulta essere un fenomeno ancora più doloroso e dirompente perché non solo la vittima può essere derisa da un “pubblico” più vasto, quello della rete, ma anche può essere perseguitata ad ogni ora del giorno e della notte.

Fortunatamente c’è una sempre maggiore attenzione verso questo fenomeno e le Istituzioni, specialmente le Scuole di tutti gli ordini e i gradi,  sono estremamente interessate alla costruzione di strategie preventive e di contrasto al bullismo.

L’attenzione prioritaria va data sicuramente alle vittime: è necessario che a tutti gli adolescenti e i bambini vittime di bullismo vengano garantiti strumenti di supporto psicologico ed affettivo, perché le conseguenze possono essere devastanti sulla psiche e sull’autostima del bambino, conseguenze che possono trascinarsi fino all’età adulta.

In secondo luogo bisogna agire sulla comunità e sull’opinione pubblica, affinché cambi la percezione sociale del fenomeno, che per tanti anni è stato visto come “un fenomeno legato alla crescita” o “una semplice ragazzata”.

A tal proposito il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), nell’aprile del 2015 ha elaborato un documento dal titolo “Linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyber bullismo”. Si tratta di nuovi strumenti e risorse per le Scuole italiane, strategie di intervento efficaci anche in termini di prevenzione.

Molto spesso infatti il bullismo nasce in condizioni di disagio sociale ed è quindi bene intervenire sul contesto socio-culturale. Non a caso tutte le ricerche condotte fin’ora dimostrano come anche la figura del “bullo” sia in un certo senso da considerare come “vittima”. Il bullo è infatti in genere un ragazzo o una ragazza frustrato/a, che ha difficoltà nell’ottenimento di buoni risultati scolastici. In altri casi si tratta di adolescenti o bambini che hanno subito a loro volta bullismo, sono stati abusati, trascurati o influenzati negativamente.

Come sempre, dunque, prevenire è meglio che curare.

Tra gli interventi che una scuola può mettere in atto per la prevenzione e il contrasto del fenomeno possiamo elencare azioni come: giornate informative dedicate agli alunni sui loro diritti e sugli strumenti a loro disposizione; presenza di una figura professionale come quella dello psicologo all’interno dell’istituto, percorsi di educazione alle affettività e all’elaborazione della rabbia. Ognuna di queste azioni dovrebbe inoltre prevedere il coinvolgimento dei genitori.

Anche e soprattutto la famiglia, oltre che la scuola, infatti “possono essere determinanti nella diffusione di un atteggiamento mentale e culturale che consideri la diversità come una ricchezza e che educhi all’accettazione, alla consapevolezza dell’altro, al senso della comunità e della responsabilità collettiva”, come riportato sulle Linee di orientamento del MIUR.

L’auspicio è quindi che le nuove generazioni riescano finalmente a vedere la diversità come un “valore aggiunto” e a fare propri ed a diffondere altri valori, come quelli della solidarietà, della condivisione e dello scambio reciproco, nell’ottica del rispetto e dell’arricchimento personale.

Ciò non è possibile però se non si verifica una forte alleanza tra Famiglia, Scuola e Comunità nel contrasto al bullismo e al cyberbullismo.