Correva l’anno 1953. Il Dottor Boris Levinson, neuropsichiatra infantile americano, come tutte le mattine, si preparava per accogliere nello studio medico i suoi piccoli pazienti. Quella mattina però era un po’ diversa dalle altre. Aveva deciso infatti di portare con sé il suo fedele cane.

Levinson probabilmente mai avrebbe pensato che la presenza di quell’animale avrebbe aperto un nuovo campo di studi della terapia psichiatrica. Egli notò infatti che i bambini, mentre accarezzavano e coccolavano il cane, si dimostravano in generale più spontanei e disponibili nell’interazione con lui. Così nei successivi 8 anni Levinson condusse uno studio più approfondito e nel 1961 pubblicò il libro “Il cane come coterapeuta”. E’ così che nacque la “Pet Therapy”.

I suoi studi dimostrarono come i bambini sono spesso intimoriti nella interazione diretta con il terapeuta e la presenza di un animale da compagnia come il cane o il gatto facilita le comunicazioni perché esse avvengono in maniera indiretta, cioè attraverso l’animale.

Nei 1981 Samuel ed Elizabeth Corson provarono ad applicare la Pet therapy sugli adulti con problemi psichiatrici e ad anziani ospedalizzati. Fu un intuizione vincente perché la presenza dell’animale, anche in questo caso, aveva un effetto rilassante sui pazienti e permetteva una migliore e più rapida interazione con il terapeuta.

Oggi la Pet Therapy è usata in tutto il mondo come “co-terapia”, cioè una terapia di affiancamento a quella tradizionale. L’interazione uomo-animale, consolida il rapporto emotivo paziente/medico e facilita dunque l’approccio medico e terapeutico tradizionale, specialmente nei casi in cui il paziente si dimostra restio alle terapie.

Possiamo distinguere due diverse branche di Pet Therapy. La prima e forse la più conosciuta corrisponde alle così dette “Animal Assisted Activites” ovvero le attività assistite con animali, che hanno lo scopo di migliorare la vita di alcune persone affette da disabilità (non vedenti o portatori di handicap psicofisici).

Dell’altra branca fanno invece parte le “Animal Assisted Therapies”, ossia terapie assistite con animali, che, affiancate alle terapie tradizionali, hanno lo scopo di migliorare lo stato fisico, sociale, emotivo e cognitivo dei pazienti. Questo tipo di terapie, è dimostrato, riduce anche lo stress, l’ansia e la paura.

La Pet Therapy vede il coinvolgimento di vari animali, dal gatto, al cavallo, ma senza dubbio il cane è l’animale più chiamato a svolgere il lavoro di co-terapista. Il cane infatti è forse l’animale con cui si ha la migliore interazione possibile. Data la loro innata vicinanza all’uomo, i cani sono infatti in grado di capire il nostro linguaggio corporeo e di percepire i nostri stati emotivi. Sono docili, socievoli, di buon temperamento, curiosi, giocosi e molto affettuosi. Sono tutte caratteristiche che mettono a suo agio il paziente e lo predispongono alla creazione di un rapporto empatico con il terapeuta.

In mille modi diversi il cane ed in generale la Pet Therapy possono portare dei benefici ai pazienti di tutte le età e condizioni mediche. Nelle passeggiate, il cane fornisce una motivazione al movimento, quando lo scopo è quello della riabilitazione motoria. Accarezzarlo, spazzolarlo, prendersi cura di lui, favorisce il rilassamento e riduce lo stress. Alcuni esercizi possono addirittura avere effetti benefici sull’autostima e la concentrazione dei pazienti perché in alcune circostanze ad essi è richiesto di gestire il cane, imparando alcuni comandi di base presi dalle discipline di agility e obedience, si dà a loro quindi maggiori “responsabilità” e gratificazioni personali. La Pet Therapy ha inoltre una forte efficacia per risollevare, dallo stato di solitudine, molti anziani, che, nella relazione col cane, possono riscoprire il piacere della “condivisione”.

Ma l’interazione fisica ed emotiva con un animale fa bene anche a chi non è affetto da nessuna patologia particolare.

Specialmente quando si parla di bambini, l’interazione con gli animali ha effetti estremamente benefici sulla loro crescita a vari livelli: emotivo, comportamentale, psicologico ed educativo. I bambini saranno infatti educati alla “diversità” perché capiranno le esigenze di un essere vivente diverso da loro, comprenderanno che anche gli animali meritano rispetto e sono in grado di darci amore e affetto. I bambini, nella cura dell’animale, impareranno ad avere “pazienza”, ad attendere i tempi dell’altro e ad avere delle “responsabilità”.

La Pet Therapy si dimostra quindi un esercizio vincente tanto nella cura di patologie precise quanto nei processi di crescita e sviluppo dei bambini. Scegliere un percorso di Pet Therapy potrebbe quindi essere una giusta scelta per tutte quelle famiglie che, per varie ragioni, non possono adottare direttamente un animale domestico, ma che comunque non vogliono rinunciare a tutti questi benefici.

 

L’amore per gli animali è intimamente associato con la bontà di carattere, e si può tranquillamente affermare che chi è crudele con gli animali non può essere un uomo buono.
(Arthur Schopenhauer)