Nella prima infanzia sono tantissimi i bambini che si inventano un amico immaginario con cui giocare e parlare. È un fenomeno completamente normale che interessa il 60% dei bambini tra i 3 e gli 8 anni, si tratta di una creazione positiva dell’immaginazione ed è solo un gioco che purtroppo  spesso preoccupa molti genitori. Tante mamme e papà, infatti, hanno il timore che il proprio figlio abbia creato un amico immaginario perché incapace di relazionarsi con gli altri in maniera “normale” o perché non in grado di differenziare realtà e finzione. Tutte queste sono preoccupazioni frequenti ma (nella maggior parte dei casi) infondate: i bambini creano un compagnetto di giochi immaginario per portare fuori da se tutte quelle emozioni, ansie e preoccupazioni che possono far parte della vita di tutti i giorni, e l’amico immaginario si presenta quando l’ambiente attorno al bambino subisce un cambiamento o quando per diverse ragioni il bambino si trova a restare più spesso da solo. Solitamente, i piccoli sono perfettamente consapevoli che il loro amico immaginario è frutto della propria fantasia, non dobbiamo quindi pensare che il bambino soffra di allucinazioni.

A volte l’amico immaginario può presentare tratti tipici delle persone vicine al bambino (genitori, nonni, zii, maestre), essere rappresentato da un animale o da un essere non umano (folletto, mostro, fata, etc.) ma – generalmente – si tratta di una persona comune, spesso della stessa età, sesso e aspetto del bambino che la immagina o ha l’aspetto che il bambino desidererebbe avere. In ogni caso l’amico immaginario, all’inizio, tende ad essere caratterizzato da una personalità piuttosto semplice che diventa man mano più complessa e slegata da quella del bambino ed ha una storia tutta propria: i compagni di fantasia sono spesso protagonisti di avventure emozionanti che raccontano poi al piccolo.

Qual è la funzione principale dell’amico immaginario?

L’amico immaginario è un ascoltatore impareggiabile: è qualcuno a cui il bambino può raccontare per ore e ore ciò che gli è successo durante la giornata, le sue sensazioni, quello che ha sentito e che ha visto. L’amico di fantasia non ha mai fretta che il bambino finisca di parlare, non lo interrompe, è interessato a tutto quello che il bimbo ha da dire (anche a quelle cose per le quali gli adulti non sembrano dimostrare particolare interesse). Se il bambino è felice l’amico immaginario lo sarà con lui; allo stesso modo se il piccolo è triste il suo amico saprà condividere il suo dispiacere.

Come bisogna comportarsi se il nostro bimbo ha un amico immaginario?

Innanzitutto, non è il caso di preoccuparsi: come abbiamo visto finora si tratta di un fenomeno comunissimo e, a parere degli psicologi, una creazione positiva. Dal momento che si tratta di un’esperienza di vita molto utile per la crescita del bambino, ridicolizzarlo (perché “si sta inventando” un amico) o farlo sentire sciocco risulterebbe dannoso e controproducente. Bisogna invece dare al piccolo tutto lo spazio emotivo e mentale di cui ha bisogno per vivere al meglio questa esperienza, infatti al bambino non serve che gli adulti lo tormentino con domande, che spesso non può capire, sul perché abbia inventato un amico di fantasia. E’ molto più utile, se il bimbo lo desidera e lo consente, prendere parte ai giochi e ai dialoghi con questo amico immaginario, senza però enfatizzare eccessivamente la sua figura.

Trattandosi di un fenomeno legato alla prima infanzia l’amico immaginario generalmente “scompare” spontaneamente dopo circa 3 anni dalla sua “creazione”, quando il bimbo che l’ha creato sentirà che non ha più bisogno della sua compagnia.

Gli unici casi in cui è consigliabile chiedere il parere di un professionista è quando, superati i 9 anni di età circa, il bambino continua ad avere un amico invisibile che riconosce come reale e non come un personaggio di fantasia, oppure se il bambino, sempre oltre i 9 anni di età, manifesta difficoltà di socializzazione o rifiuta la compagnia dei propri pari.